La letteratura è il mezzo più efficace per scandagliare l’animo umano. Riesce a codificare comportamenti incomprensibili, atti mancati. Scava, corrode, scarnifica, riemerge. Può irretire, sconvolgere, incendiare. L’azione catartica si compie nel rogo della narrazione, dove brucia la carne viva e i suoi derivati. La letteratura è l’antipsichiatria, la tesi contrapposta all’antitesi, la conoscenza di realtà parallele e deliranti in una tranquilla giornata di primavera. Scrivere vuol dire farsi portavoce degli eroismi e delle bassezze soffocate dal senso di colpa. Penso di aver compreso, per esempio, la complessa affettività degli uomini scambiata per natura fedifraga dopo la lettura di “Non ti muovere” della Mazzantini.